La mia passione per la fotografia è nata relativamente tardi, nel pieno dell’era digitale. Tutto è iniziato nella primavera del 2005, quando acquistai la mia prima fotocamera bridge, una Fujifilm Finepix S5600. Con quell’obiettivo in mano volevo raccontare la piccola comunità di surfisti della mia città natale, Gaeta, e così nacque il progetto SurfinGaeta(oggi non più attivo).
Col passare degli anni la curiosità è diventata passione. Con l’acquisto della mia prima reflex digitale – una Canon EOS 400D – ho iniziato a sperimentare generi diversi: fotografia sportiva, ritratti, fotografia di strada. Dopo i primi tentativi ho capito che ciò che davvero mi emozionava era catturare luoghi e storie. Mi sono così avvicinato alla fotografia paesaggistica e al reportage di viaggio, generi che oggi rappresentano la mia cifra stilistica.
Alla ricerca di paesaggi sempre nuovi, sensazioni ed emozioni autentiche, è nato in me un desiderio crescente di viaggiare e scoprire il mondo. Un viaggio dopo l’altro, ho collezionato avventure e disavventure, trasformandole in immagini capaci di raccontare l’essenza di un luogo e delle persone che lo abitano.
Non sono un fotografo professionista: la fotografia non è il mio mestiere, ma la mia più grande passione. Sono un autodidatta: ho passato ore a leggere blog, forum, libri e siti internazionali, sperimentando tecniche di scatto e post-produzione. Questa esplorazione continua mi ha fatto crescere, portandomi da uno stile inizialmente saturo e dai colori accesi (come si può vedere nella mia galleria di New York o del Marocco) a una ricerca più matura e consapevole.
Oggi il mio approccio punta a un’estetica più realistica e bilanciata, capace di trasmettere la vera atmosfera di un luogo. Ogni fotografia è per me un invito a rallentare, osservare e trovare connessione con il paesaggio e con le storie che esso custodisce.
Il mio primo corpo macchina reflex è stato una Canon EOS 400D e fino al 2015 ho portato avanti il marchio Canon, acquistando altri due corpi (La EOS 50D e la EOS 5D Mark II) e svariate lenti della serie L (24L, 135L, 17-40L, 70-200 f/4L IS).
Nel Marzo del 2015 ho fatto quello che un fotografo dovrebbe teoricamente evitare di fare: ho venduto per intero il mio corredo Canon di cui sopra, per passare a Nikon. Da un punto di vista prettamente “mentale” si trattava di uno di quei classici tarli che molti fotografi si portano dentro; quelle “finte necessità” che ti assillano e che ti costringono a scavare per ore su internet, sui forum di discussione alla ricerca di risposte pseudo-esistenziali 😀
Da un punto di vista pratico invece avevo le idee ben chiare: lo scopo era quello di approdare ad un corpo macchina dotato di un’ottima latitudine di posa (alias gamma dinamica) in grado di semplificare e alleggerire, soprattutto a livello di tempo impiegato, il processo di post produzione.
Mi sono sempre tenuto alla larga da tecniche come HDR, esposizioni multiple, manual blending e luminosity mask; tutti i miei scatti sono frutto di esposizioni singole effettuate con l’ausilio di filtri graduati a lastrina della LEE, e del relativo polarizzatore circolare.
Ebbene, approdare a Nikon con la D810 non ha deluso le mie aspettative: superato lo scoglio iniziale di aver perso la mia ottica preferita (il Canon 24mm F/1.4 L II) ho cominciato a sentirmi decisamente a mio agio con l’attrezzatura giallo-nera. La gamma dinamica pazzesca, e il rumore praticamente inesistente a bassi ISO offrono la possibilità di lavorare con serenità in in post produzione effettuando, quando necessario, recuperi delle zone in ombra più o meno spinti; il tutto senza la minima presenza di vertical/horizontal banding (tallone di Achille di corpi come la 5d mark II & III).
Attualmente nei miei viaggi porto sempre con me la seguente attrezzatura:
Le ultime 3 lenti fanno parte del vecchio corredo Nikon analogico di mio padre (che comprende anche la Nikon FG).
Con mia grande sorpresa ho potuto constatare che a distanza di quasi 40 anni queste lenti rendono magnificamente sugli attuali corpi digitali, D810 compresa.
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